Screening per malattie cardiovascolari efficace solo per i sottogruppi

Giovedì, 03 Novembre 2022

Dopo oltre 5 anni di follow-up risulta che lo screening cardiovascolare non riduce il rischio di morte per tutte le cause negli uomini tra 65 e 74 anni. Ecco i risultati dello studio Danish Cardiovascular Screening DANCAVAS, presentati all'European Society of Cardiology Congress 2022 e contemporaneamente pubblicati sul New England Journal of Medicine.

Spiega il primo firmatario Jes Lindholt del Dipartimento Cardio-Toracico e Chirurgia Vascolare all'Ospedale Universitario di Odense: «Dai nostri dati emerge che uno screening cardiovascolare completo, basato sull'effettuazione di TC cardiaca e toraco-addominale, di rilevazioni della pressione arteriosa e di esami ematochimici non riduce in modo statisticamente significativo (p=0,06) il parametro di efficacia (outcome) primario rappresentato dall'incidenza della mortalità complessiva in una popolazione di oltre 45.000 uomini di età compresa tra 65 e 74 anni». Tuttavia, i risultati dell'ampio e ambizioso studio di popolazione randomizzato e controllato a gruppi paralleli che ha coinvolto una coorte di residenti in 15 comuni danesi randomizzati a sottoporsi (n=16.736) o meno (n=29.790) a uno screening per malattie cardiovascolari subcliniche, hanno acceso un ampio dibattito sulla rilevanza clinica e sui benefici dei test per la diagnosi precoce. Tant'è che analizzando in dettaglio i dati dei diversi sottogruppi di partecipanti, gli autori hanno rilevato una riduzione significativa dell'outcome primario negli uomini di età compresa tra 65 e 69 anni e di un outcome secondario rappresentato dall'ictus. In altri termini, lo screening ha ridotto il rischio di morte, ictus o infarto miocardico del 7% nella popolazione complessiva e dell'11% tra 65 e 69 anni.


«Risultati che mostrano una riduzione mai vista in uno studio sullo screening di popolazione» commenta Lindholt, sottolineando tuttavia una limitazione importante: DANCAVAS include solo uomini. «La scelta è stata fatta perché in uno studio pilota precedente le donne avevano una minore prevalenza di risultati clinicamente significativi allo screening, in particolare sui punteggi di calcificazione coronarica (CAC)» scrivono gli autori, spiegando che questo aspetto, combinato con la minore incidenza di malattie cardiovascolari tra le donne, li ha fatti decidere per gli uomini.

Non sei iscritto, partecipa a Okmedicina!

File disponibili

Nessun file caricato

Tour del sito

Chi è in linea