Secondo le conclusioni di uno studio apparso su Clinical Infectious Diseases, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può aiutare i pazienti colpiti da stanchezza grave post-Covid-19.
«Dopo la terapia comportamentale, i pazienti non solo mostrano meno sintomi, ma anche un miglior funzionamento fisico e sociale», spiega Hans Knoop della University of Amsterdam, autore senior dello studio.
Lo studio ha esaminato pazienti che soffrivano di stanchezza per un periodo da 3 a 12 mesi dopo il Covid, e li hanno randomizzati a ricevere CBT o cure abituali. L'esito primario era la differenza media complessiva tra CBT e cure abituali sulla sottoscala della gravità della stanchezza della Checklist Individual Strength, subito dopo CBT o cure abituali (T1) e dopo sei mesi (T2). Gli esiti secondari erano differenze nelle proporzioni di pazienti che soddisfacevano i criteri per affaticamento grave e/o cronico, differenze nel funzionamento fisico e sociale, sintomi somatici e problemi di concentrazione.
È così emerso che i pazienti che avevano ricevuto CBT mostravano meno affaticamento durante le valutazioni di follow up rispetto ai pazienti che erano stati gestiti con le cure abituali. La differenza tra i gruppi nella gravità della fatica era -9,3 a T1 e -8,4 a T2 in favore di CBT, e tutti gli esiti secondari sono stati in favore di CBT. Sono stati registrati 8 eventi avversi nel gruppo CBT e 20 in quello di cure abituali, e nessuno di questi era grave. «Tra i pazienti, che erano principalmente non ricoverati in ospedale, la CBT si è rivelata efficace nel ridurre l'affaticamento», concludono gli autori.