Due nuovi studi suggeriscono l’utilità degli smartwatch nella valutazione della risposta alla vaccinazione contro Covid-19 e dell’andamento dei sintomi.
Il primo studio, pubblicato su npj Digital Medicine, mostra in che modo gli smartwatch possano tracciare la risposta fisiologica di una persona al vaccino. «Valutare i segnali fisiologici nel periodo vicino alla vaccinazione può aiutarci a comprendere meglio la variabilità della risposta all'immunizzazione tra le persone», spiega Giorgio Quer, dello Scripps Research Translational Institute, che ha diretto il gruppo di lavoro.
Basandosi sui dati raccolti dai sensori riguardanti sonno, attività e frequenza cardiaca di oltre 5.600 soggetti, i ricercatori hanno osservato che la frequenza cardiaca media dei partecipanti a riposo è aumentata in maniera significativa il giorno successivo alla vaccinazione, raggiungendo il picco due giorni dopo la stessa e tornando alla normalità quattro giorni dopo la prima dose e sei giorni dopo la seconda.
L’effetto più evidente è legato alla seconda dose di Moderna, soprattutto fra i più giovani. Il fatto di aver già subito un’infezione da Covid-19 si è associato a un aumento della frequenza cardiaca a riposo molto più alto dopo la prima dose di vaccino rispetto all’assenza di una precedente infezione.
Fra le donne sono state osservate variazioni maggiori della frequenza cardiaca a riposo nei 5 giorni successivi alla vaccinazione dopo la prima dose rispetto agli uomini. I soggetti con meno di 40 anni, inoltre, hanno mostrato variazioni più elevate della frequenza cardiaca a riposo rispetto ai più anziani, ma soltanto dopo la seconda dose.
La prima dose non sembra correlata con modelli di attività e sonno alterati, ma dopo la seconda dose è stata osservata una marcata diminuzione dell’attività e un aumento del sonno rispetto al basale.
Il secondo studio, pubblicato su Cell Reports Medicine e diretto da Daniel Forger dell'Università del Michigan, si è concentrato invece sulla possibilità che lo smartwatch riesca a monitorare la progressione dei sintomi una volta contratta la malattia da Covid-19. All’analisi hanno partecipato 43 stagisti medici e 72 studenti universitari e laureati con test positivo per Covid e sintomi. I dati erano relativi a dispositivi in uso da 50 giorni prima dell’insorgenza dei sintomi a 14 giorni dopo.
I ricercatori hanno scoperto nuovi segnali incorporati nella frequenza cardiaca che indicano quando le persone sono state infettate da COVID e quanto gravemente si sono ammalate, e hanno osservato che gli individui con COVID hanno sperimentato un aumento della frequenza cardiaca per step dopo l'insorgenza dei sintomi.
Le persone che soffrivano di tosse mostravano una frequenza cardiaca per step molto più alta per passo rispetto ai soggetti senza tosse. È probabile che la situazione fosse legata alla presenza di febbre o all’aumento dell’ansia. La frequenza cardiaca tendeva ad essere più correlata all'insorgenza dei sintomi, il che potrebbe indicare effetti dell'adenosina, l'ormone correlato allo stress. «Speriamo che con ulteriori test gli stessi metodi possano migliorare il pre-rilevamento di COVID con i dispositivi indossabili», concludono gli autori.