Come controllare la diffusione di Clostridioides difficile in ospedale

Giovedì, 09 Giugno 2022

Gli ospedali sono tra i luoghi più minacciati dalla diffusione del batterio Clostridioides difficile. Uno studio pubblicato sull’American Journal of Infection Control dimostra in che modo un ospedale americano è riuscito a ridurre il tasso di infezione a esordio ospedaliero di quasi due terzi in un anno e di oltre tre quarti in tre anni.

 

«Gli interventi del progetto hanno migliorato l'assistenza ai pazienti garantendo test precoci, diagnosi, trattamento in caso di necessità, e isolamento adeguato, contribuendo a ridurre la trasmissione al personale e ad altri pazienti», spiega Cherith Walter dell'Emory Saint Joseph's Hospital di Atlanta, autrice principale dello studio.
L’Emory Saint Joseph’s era al di sopra della soglia nazionale per le infezioni di C. difficile e ha deciso di incaricare un gruppo di lavoro per ridurre la portata del fenomeno.
È stato quindi lanciato un progetto di miglioramento della qualità fra il 2015 e il 2020, coinvolgendo un vasto gruppo di professionisti: infermieri, medici, epidemiologi, microbiologi, farmacisti e rappresentanti dei servizi ambientali.
Alla base dell’intervento c’era un algoritmo decisionale relativo alla diarrea che consentiva agli infermieri di richiedere esami per eventuali feci molli o non formate durante i primi tre giorni di ricovero.
È stata migliorata la pulizia degli ambienti grazie a un disinfettante sporicida più efficace e a disinfezioni più frequenti. È stato introdotto poi un limite all’uso di farmaci come i fluorochinoloni, disponibili solo tramite supporto decisionale clinico integrato. Ciò allo scopo di ridurre il fenomeno dell’antibiotico-resistenza.
Il personale ha ricevuto notifiche via e-mail sui problemi di conformità e ha tenuto riunioni per discutere su come migliorarla. A distanza di un anno, l'incidenza di infezioni da C. difficile è scesa del 63% rispetto al basale, e dopo tre anni addirittura del 77%. Il rapporto di infezione standardizzato dell'ospedale è sceso al di sotto della soglia nazionale: da 1,11 nel 2015 a 0,43 nel 2020. «Testando i pazienti entro tre giorni dal ricovero, abbiamo scoperto che molti avevano acquisito C. difficile prima del ricovero. Non credo che ci si rendesse conto di quanto fosse diffuso il C. difficile nella comunità», concludono gli autori.

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