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Disturbo bipolare

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Risponde il dott. Pacini

Categoria
Psichiatria e Psicoterapia
Creato
Martedì, 13 Novembre 2012
Amministratori Gruppo
Isabel Zolli, Sperelli, dott. Pacini (Psichiatria e Dipendenze)
Visualizzando 4 di 4 Articoli
  • Isabel Zolli
    Disturbo bipolare, da oggi in Italia la prima formulazione di litio a rilascio prolungato

    Sono quasi un milione gli italiani colpiti dalla malattia psichica che alterna stati di euforia a fasi depressive, causando notevoli disabilità e sofferenze. Tra gli stabilizzanti dell’umore, il litio è da decenni considerato il trattamento d’elezione per la cura del disturbo bipolare. La nuova formulazione a lento rilascio consente una riduzione degli effetti collaterali e maggiore maneggevolezza, grazie alla possibilità della monosomministrazione giornaliera, per una più corretta gestione del paziente. Il punto sulla patologia al convegno “S.A.I. (Screening Awareness Innovation) sul Litio - Ciclicità, periodicità, instabilità: le implicazioni per la diagnosi e la cura”, tenutosi in questi giorni a Roma.

     

     

    Che cosa hanno in comune Beethoven, Van Gogh, Virginia Woolf e Carrie Fisher? Sono tutte “vittime” illustri del disturbo bipolare, una condizione psichiatrica cronica e ricorrente, caratterizzata da insoliti sbalzi di umore, con fasi euforiche e maniacali alternate a periodi di depressione, in cui il rischio di suicidio è 15 volte superiore rispetto a quello della popolazione generale. Una malattia mentale che colpisce circa 1 milione di persone solo in Italia, soprattutto nella fascia d’età tra i 15 e 44 anni, con pesanti ripercussioni sulla vita familiare e lavorativa dei pazienti.

    Oggi, per curare questa patologia invalidante, arriva anche nel nostro Paese la prima formulazione a rilascio prolungato del sale di litio, lo stabilizzante dell’umore da decenni considerato il gold standard nel trattamento del disturbo bipolare. Grazie alla sua cinetica, la nuova opzione terapeutica comporta minori effetti collaterali e una riduzione del numero di somministrazioni – la possibilità di assumere una singola somministrazione nell’arco della giornata – rispetto al litio a rilascio immediato, consentendo una maggiore aderenza alla terapia e una migliore gestione del paziente anche a lungo termine.

     

    L’insorgenza del disturbo bipolare si verifica nella prima età adulta, intorno ai 20-30 anni”, spiega Antonio Tundo, Direttore dell’Istituto di Psicopatologia di Roma e Responsabile scientifico di Idea Roma Onlus. “Si tratta di una patologia con un impatto molto alto sulla vita quotidiana. Chi ne soffre alterna periodi di depressione, in cui è molto triste e apatico, a fasi di eccitamento in cui, al contrario, si sente felicissimo, ma spesso anche irritabile, è iperattivo e ha difficoltà a controllare gli impulsi, mettendo in atto comportamenti pericolosi, quali l’abuso di alcol e sostanze stupefacenti, lo shopping compulsivo, la promiscuità sessuale e la guida ad alta velocità. Un trattamento non adeguato comporta serie conseguenze: possibili problemi di carattere economico – durante la fase depressiva il paziente spesso non lavora, mentre nel periodo di euforia spende senza controllo e contrae debiti – e ricadute negative sulla vita affettiva e sui rapporti interpersonali. Inoltre, si abbassa l’aspettativa di vita, in parte per l’alto rischio di suicidio nel periodo di depressione, in parte perché la persona non segue in maniera corretta le cure per altre malattie (per esempio, pressione alta e diabete), andando incontro a complicanze di natura medica generale. È fondamentale diffondere una maggiore informazione sulla patologia per superare lo stigma, aiutando il paziente ad accettare senza timore la diagnosi e ad accostarsi con fiducia alla terapia”.

     

    Ma quali sono i vantaggi della formulazione a rilascio prolungato, da oggi disponibile in Italia?

    “La nuova proposizione farmacologica consente di raggiungere concentrazioni plasmatiche di litio più stabili, un loro aumento più graduale, che si associa ad una diminuzione degli eventi avversi, sia a breve termine – disturbi gastrointestinali e urinari, tremori – sia nel lungo periodo, come problematiche tiroidee, cardiovascolari e renali. La formulazione a lento rilascio permette inoltre di utilizzare il litio a dosaggi più contenuti e di ridurre il numero delle somministrazioni a un’unica al giorno, migliorando in questo modo l’adesione alla terapia da parte del paziente”, prosegue Mencacci.

     

    Il disturbo bipolare rappresenta una condizione estremamente invalidante e con un impatto sociale importante, considerando l’età giovanile d’esordio e l’elevato tasso di suicidio che caratterizza questa malattia”, conclude Daniele Recchi, Direttore della Divisione Pharma Italia di Angelini. “Ci auguriamo che la disponibilità di una formulazione di litio a rilascio prolungato possa rappresentare una nuova scelta terapeutica per il miglioramento della qualità di vita del paziente. È questa la sfida per l’area del sistema nervoso centrale di Angelini, che con questo lancio rinnova un impegno sempre più profondo nella cura della salute mentale”.

     

    Il litio è un metallo alcalino, scoperto nel 1817 dai chimici svedesi Johan Arfwedson e Jons Jacob Berzelius. All’inizio del ‘900 veniva considerato quasi una panacea, in grado di curare numerose malattie. Negli anni ‘40 del XIX secolo iniziò ad essere impiegato nella pratica clinica per trattare la gotta e gli eccessi di acido urico. Nel 1949 il medico australiano John Cade pubblicò i risultati di uno studio sull’efficacia del litio nella cura di pazienti con mania, che non suscitò però grande interesse, poiché nello stesso anno apparvero le prime pubblicazioni sulla possibile tossicità del minerale. Il lavoro di Cade venne ripreso dallo psichiatra danese Mogen Schou, che per primo dimostrò l’efficacia del litio nella terapia di pazienti maniacali in uno studio controllato e in doppio cieco, pubblicato nel 1954 e accolto con un certo scetticismo dalla classe medica “ufficiale”. Soltanto nel 1970 la FDA riconobbe il litio come terapia d’elezione degli stati d’eccitamento maniacale e profilassi delle ricadute, a seguito della pubblicazione di uno studio danese su Lancet. Oggi è ritenuto la soluzione terapeutica di prima scelta per il trattamento del disturbo bipolare, con una significativa efficacia nella prevenzione di comportamenti suicidari.

     CS Value Relations

    Giovedì, 26 Gennaio 2017 da Isabel Zolli
  • Isabel Zolli
  • Super User
  • Super User
    I sette peccati degli psichiatri
    Martedì, 07 Gennaio 2014 da Super User
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  • Girasole
    Relazione terapeutica e paranoia
    Iniziata da Girasole Domenica, 15 Luglio 2018 2 risposte

    Grazie dottoressa! Non ho proprio idea di come farò a dirglielo, ma ci proverò.

    Ultima risposta di Girasole il Lunedì, 16 Luglio 2018
  • Gigi
    Disturbo bipolare
    Iniziata da Gigi Venerdì, 30 Dicembre 2016 3 risposte

    La diagnosi di disturbo bipolare- che deve essere accurata- va sempre affidata ad uno specialista. Per la prognosi occorre valutare una molteplicità di fattori: un giusto dosaggio di farmaci, la conoscenza approfondita della malattia e dei suoi effetti; è molto importante essere seguiti da un medico competente e da un terapeuta, ed anche lo stile di vita può influire. La stabilità dell’umore è l’obiettivo. Di fatto questa condizione può essere tenuta sotto controllo, se si continuano a prendere le giuste medicine. I pazienti con disturbo bipolare devono misurarsi con una persistente fragilità nella regolazione dell’umore, quindi devono seguire una terapia farmacologica e psicoterapica per tutta la vita. Di solito le recidive avvengono quando i pazienti interrompono il trattamento da soli ed autosospendono il rapporto terapeutico.

    Ultima risposta di Elisa Stefanati il Venerdì, 13 Gennaio 2017
  • checco
    ansia
    Iniziata da checco Venerdì, 09 Settembre 2016 0 risposte
  • Lupoalberto
    Ciao a Tutti ho 37 anni ,e da 19 anni che ho avuto il primo caso di attacchi di panico
    Iniziata da Lupoalberto Martedì, 10 Febbraio 2015 4 risposte

    Alcune precisazioni. La cura verosimilmente non è per "attacchi di panico", quello era l'inizio, a giudicare dalla composizione è un disturbo dell'umore, che magari è insieme o è iniziato con il panico, cosa tipica nel decorso di un disturbo dell'umore. Non è assolutamente vero che i farmaci "aiutano ma non vanno alla radice del problema", pregherei quindi di non fare affermazioni di ordine medico, specie se ripropongono luoghi comuni falsi. La psicoterapie e i farmaci non si distinguono perché uno è sintomatico e l'altra è profonda o cose del genere. Idem per il discorso "lei ha scelto": la persona è seguita perché così il medico ha ritenuto di indirizzarlo, non perché uno debba "scegliere" la terapia che più gli piace. Il medico è lì apposta per conoscere le indicazioni dei vari strumenti. Ultima cosa sulla durata: la persona ha detto che le ricadute sono legate alla sospensione della cura, la quale invece è normalmente indicata come regime di mantenimento, quando funziona, e qui appunto pare che funzioni quando la prende. Una cura che dura da 19 anni, in cui si ricade quando la si sospende, dà l'idea di essere una cura buona. Se mai un intervento psicologico può essere utile nel migliorare la capacità del paziente di proseguirla e di evitare che la sospenda senza motivo, magari proprio per messaggi tipo questo sul fatto che la cura lunga è sbagliata.

    Ultima risposta di dott. Pacini (Psichiatria e Dipendenze) il Venerdì, 13 Febbraio 2015
  • Gianpy
    chiarimenti sulla patologia
    Iniziata da Gianpy Mercoledì, 29 Gennaio 2014 1 Risposta

    Protezione in che senso ? Ci sono strutture per starci di casa per periodi più o meno lunghi. Tutto qui.

    Ultima risposta di dott. Pacini (Psichiatria e Dipendenze) il Sabato, 08 Febbraio 2014
  • Gianpy
    centri assistenza disturbi bipolari
    Iniziata da Gianpy Sabato, 25 Gennaio 2014 1 Risposta

    Non è chiaro cosa intenda, intende centri "residenziali" in cui una persona vive e dorme ? Non è che ce ne siano di specializzati in questo disturbo, e soprattutto la costrizione al trattamento non è attuabile se non in ospedale o in strutture autorizzate e collegate all'ospedale. La persona si rifiuta di assumere le cure, mi par di capire, e le cure non hanno funzionato. Ma per quale patologia ? Lei menziona disturbo bipolare e schizofrenia, quale delle due, e di che tipo ? Può elencare le cure provate ?

    Ultima risposta di dott. Pacini (Psichiatria e Dipendenze) il Sabato, 25 Gennaio 2014
  • Lizzie75
    Marito probabilmente bipolare
    Iniziata da Lizzie75 Venerdì, 03 Gennaio 2014 2 risposte

    No dottore, il mio dubbio è che atteggiamento devo assumere adesso io. Intendo proprio dire atteggiamento psicologico, non azioni. Devo essere incoraggiante? Disponibile? Distaccata? E come reagire se mi fa prendere l'appuntamento e poi non ci va? Mi sento in una situazione molto delicata e non vorrei agire in modo maldestro. Come sicuramente ha capito, questa e una situazione stressantissima anche per me e alle volte temo di non riuscire a continuare a tenere il controllo che ho tenuto finora. Vorrei in particolar modo capire cosa devo evitare di fare o dire.
    Grazie

    Ultima risposta di Lizzie75 il Domenica, 05 Gennaio 2014
  • engi
    disturbo bipolare
    Iniziata da engi Giovedì, 21 Novembre 2013 1 Risposta

    La domanda così posta è incomprensibile. Chi vuole sostituirlo, a chi, per quale ragione ?

    Ultima risposta di dott. Pacini (Psichiatria e Dipendenze) il Sabato, 23 Novembre 2013
  • babilosci
    dipendenza da benzodiazepine e alcolici
    Iniziata da babilosci Lunedì, 28 Ottobre 2013 1 Risposta

    In caso di tendenza vecchia o nuovo all'abuso di alcol la terapia con antidepressivo può peggiorare la situazione in rapporto al fatto che può indurre stati di eccitamento e impulsività (mania). Che l'uso sia un tentativo di controllare l'ansia è un equivoco, visti i risultati, nel senso che non è il motivo scientificamente documentato per cui le persone abusano di alcolici, specialmente non i soggetti giovani e chi si ubriaca. L'ansiolitico è chimicamente simile all'alcolico. La semplice riduzione e sospensione dell'ansiolitico di per sé non è un gran problema, non va fatta bruscamente e da soli. Il problema è se però vi sia una tendenza ad abusarne, e definire meglio la diagnosi visti questi fenomeni in risposta all'antidepressivo. Parlava di psicoterapeuta, ma non necessariamente si richiede un trattamento con visite frequenti,

    Ultima risposta di dott. Pacini (Psichiatria e Dipendenze) il Lunedì, 28 Ottobre 2013
  • Gio
    Probabilità di remissione dal disturbo bipolare
    Iniziata da Gio Giovedì, 25 Aprile 2013 1 Risposta

    Non specifica quale disturbo bipolare, di cui esistono diversi tipi. Trattandosi di un disturbo con andamento ricorrente, la remissione intesa come assenza di rischio di nuovi episodi dopo periodi lunghi di benessere è zero. Questo rischio si abbassa a posteriori in chi ha assunto terapia stabilmente con risultati soddisfacenti, cioè quando si possa ritenere che rispetto allo standard spontaneo della malattia il decorso è stato modificato per un periodo lungo. Anche in questo caso però la sospensione della cura riporta la situazione ad un livello di rischio maggiore. Trattandosi di una malattia recidivante, come tutte le malattie recidivanti, il concetto di "remissione clinica" non corrisponde a quello di remissione del rischio.

    Ultima risposta di dott. Pacini (Psichiatria e Dipendenze) il Sabato, 11 Maggio 2013
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