Mesi intensi di lavoro sognando l’estate, sinonimo di relax, mare, sole, vacanze, più tempo da dedicare a se stessi e ai propri hobby, eppure quest’anno sembra ancora tutto da programmare. La pioggia riempie e inonda le nostre giornate, l’estate stenta ad arrivare e, l’umore? Questa instabilità metereologica quanto e in che modo influenza il nostro umore? La stagione estiva per molti è fonte di positività, il sole è una medicina naturale per alcune malattie del corpo, ma anche per disturbi quali ansia, depressione e irritabilità che sembrano placarsi grazie ai benefici dei raggi solari che agisce sulla serotonina, neurotrasmettitore deputato al controllo del tono dell’umore.
Ma i mutamenti atmosferici e anomali di questo inizio stagione estiva potrebbero produrre effetti negativi. Se le giornate estive si fanno grigie e piovose, si potrà avere la sensazione di depressione e malumore molto più forte rispetto al solito, esattamente come nei primi giorni di autunno quando le giornate si accorciano. Non solo depressione, la conseguenza di questa stagione estiva che non vuole arrivare sono astenia, ipotensione, cefalea, aumento della dolorabilità a livello articolare e muscolare, irritabilità e sintomi che si evidenziano a carico dell'apparato cardiocircolatorio. Cosa si può fare per non abbattersi troppo? I consigli sono semplici e facili da seguire: se il tempo è piovoso meglio cercare di svegliarsi presto e essere attivi facendo sport: buttarsi sul divano o rigirarsi nel letto avrebbe un effetto peggiorativo. Bere molta acqua e tenersi idratati: aiuta a mitigare i cambiamenti repentini e gli effetti sul nostro corpo e sul sistema emotivo. La cosa importante è trovare il modo di aiutare il nostro corpo a produrre serotonina, l’ormone del benessere. Esistono diversi modi per rilassarsi, cercate quelli più adatti a voi, al di là di qualsiasi tipo di previsione. Il rilassamento può prevede leggere un libro, farsi un bagno, fare una passeggiata ma per chi avesse la necessità ci sono molte tecniche di rilassamento tra cui il training autogeno che possono essere di aiuto.
Se ci sentiamo sempre stanchi, soffriamo di uno squilibrio fisico e mentale di cui dobbiamo occuparci. Sia il dolore che la sofferenza sono campanelli di allarme che il nostro cervello attiva per farci fermare e scoprire cosa genera questi fastidi. Se non ascoltiamo la nostra mente, se non ci preoccupiamo di questo corpo stanco, lo spossamento si accumulerà ancora di più fino ad arrivare ad uno stadio di autentica indifesa. Bisogna comprendere la ragione della stanchezza; bisogna evitare di lasciare per domani il malessere di oggi.
La mindfulness e la meditazione sono un ottimo aiuto per chi si sente sempre stanco: vivere il momento presente implica anche saper ascoltare il proprio corpo per dargli ciò di cui ha bisogno in ogni istante. Vivere in modo cosciente, essendo ricettivi rispetto a ciò che vi circonda e che vi comunica il vostro Io, è un’abitudine che bisogna mettere in pratica ogni giorno per la vostra salute mentale.
Prevenire l'invecchiamento cellulare si può!!!
La biochimica australiana Elizabeth Blackburn (premio Nobel 2009) ha scoperto che l’invecchiamento cellulare è legato ai telomeri, ovvero i “cappucci” che proteggono le punte dei cromosomi. La scienziata ha capito che i telomeri hanno la stessa funzione dei cilindretti di plastica alle estremità dei lacci da scarpe: proteggono il “laccio” a doppia elica del Dna e gli impediscono di sfilacciarsi durante momenti delicati e instabili come le divisioni cellulari: col passare del tempo, le nostre cellule continuano a dividersi rinnovando gli organi e i tessuti. Ma (a meno di non essere cancerose) non possono farlo all’infinito: prima o poi non riescono più. A quel punto, sono invecchiate: perdono molte delle loro funzioni e muoiono, causando anche l’invecchiamento degli organi. L’invecchiamento di una cellula dipende, dunque, dai suoi telomeri: a ogni divisione cellulare, i telomeri delle cellule figlie sono più corti rispetto a quelli della cellula madre, e così via. Quando questi continui sminuzzamenti rendono il telomero un moscerino quasi inesistente, la cellula non si divide più. Esiste però, un piccolo bricoleur che ripara le punte dei cromosomi: è un enzima chiamato telomerasi. In certe condizioni, permette ai telomeri di riallungarsi, posponendo, così, la morte delle cellule.
Come si evita che i telomeri si accorcino troppo?
Da un lato stando attenti a ciò che li fa accorciare, e dall’altro conoscendo ciò che, appunto, può aumentare la produzione dell’enzima telomerasi. Ad esempio:
• L’esercizio fisico: un ormone che i muscoli rilasciano dopo l’esercizio fisico, l’irisina, brucia i grassi e protegge le ossa. L’attività fisica, inoltre, incrementa l’azione rigeneratrice della telomerasi. Anche un esercizio moderato, come quello della bicicletta, eseguito tre volte la settimana per tre quarti d’ora, in sei mesi raddoppia l’attività della telomerasi.
• Le ore di sonno: sette ore; inoltre, il sonno difende il sistema immunitario.
• Il pessimismo: più in generale, è la sensazione di essere “minacciati”. Chi affronta gli ostacoli come “minacce” invece che come “sfide” è più esposto allo stress, e lo stress (quando è continuo) può accorciare i telomeri.
• Lo stress accorcia i telomeri: molti studi confermano che chi conduce ritmi di vita stressanti ha telomeri più corti, mentre chi pratica meditazione abitualmente ha telomeri più lunghi.
• Poi c’è la depressione, ancora più deleteria per i cromosomi, perché, mentre il nostro organismo può riprendersi dai danni dello stress e, grazie all’enzima telomerasi, ripristinare i nostri telomeri, la depressione (se protratta per oltre sei mesi) può far sì che l’accorciamento dei telomeri diventi irrimediabile.
• I telomeri più corti non sono associati tanto con l’obesità in generale, ma con il grasso addominale, ossia quello che si accumula nel girovita. Stiamo parlando di individui con la sagoma “a mela”, caratteristica preoccupante perché rivela che ci sono difficoltà nel controllare il glucosio: esistono studi che mostrano come la prevalenza del grasso addominale in un certo momento della vita aumenti del 40 per cento la probabilità di accorciamento dei telomeri nei cinque anni successivi. È stata inoltre provata la connessione tra telomeri corti (in particolare quelli dei globuli bianchi) e diabete. Ma attenzione, non è detto che si debba per forza essere magri per vivere a lungo: si può avere qualche chilo di troppo, ma è meglio se è ben distribuito o se dà luogo a una sagoma “a pera”, cioè con il grasso accumulato su fianchi e cosce. Perché quello è il grasso sottocutaneo, molto meno rischioso per la salute. Una dieta con basso contenuto di zuccheri migliora la nostra salute metabolica interna.
Quindi in conclusione, come prevenire l’accorciamento dei telomeri e quindi l’invecchiamento cellulare?
Conducendo uno stile di vita sano ovvero: seguire un’alimentazione adeguata, dormire 7 ore, condurre una vita meno stressante, fare attività fisica e fare meditazione giornaliera. La meditazione ha numerosi benefici: aiuta i nostri telomeri ad allungarsi, rafforza il sistema immunitario, è un antidepressivo naturale, riduce il dolore, riduce l’ansia, aumenta la capacità di concentrazione e attenzione, e aiuta a vivere consapevolmente il presente. Pochi minuti al giorno e le piccole accortezze sopra descritte aiutano a vivere una vita migliore.
I genitori devono fare i genitori e non essere amici dei propri figli. Devono insegnare l'educazione, il rispetto, i valori e devono saper dire di no. Non si può dare tutto e, non perché non si può economicamente ma perché non si deve. Fin da bambini bisogna imparare che le cose si ottengono con l'impegno, che un no é un no, anche se scendono le lacrime o si urla contro, perché nella vita non tutto è dovuto e perché bisogna imparare, fin da piccoli, a reagire alle frustrazioni nelle mura domestiche. Solo così creeremo adulti sani e responsabili. Perché la migliore scuola è la famiglia.
La cefalea tensiva è il tipo di cefalea più diffuso ed è quello a cui normalmente ci si riferisce nel quotidiano parlando di mal di testa e, in genere, l’intensità non è così grave da impedire le normali attività quotidiane. Interessa fino al 75% della popolazione, con una prevalenza maggiore nel sesso femminile. La cefalea di tipo tensivo è considerata un problema neurologico con una forte componente psico-somatica, è associata, infatti, a forti stress emotivi, all'ansia, alla depressione o ad altri disturbi psichici. La durata delle crisi tensive è molto variabile: nelle forme episodiche durano di solito da 30 minuti a 7 giorni, mentre nelle forme croniche possono durare ore, giorni, settimane, mesi o anni ed essere continuo. Nelle forme più lievi il disturbo spesso insorge in situazioni di stress, nelle forme più severe e croniche il dolore compare di solito la mattina al risveglio e prosegue fino a sera. La forma episodica è causata da sforzi o errori di postura, mentre quella cronica dipende da modificazioni funzionali del sistema nervoso centrale ed è spesso la conseguenza di un mancato intervento curativo efficace negli anni precedenti, quando il disturbo era ancora "solo" episodico. La cefalea tensiva ha caratteristiche variabili: solitamente si presenta come un dolore persistente, non pulsante, di intensità lieve o media, che si localizza nella regione occipitale; in alcuni soggetti, invece, il dolore costrittivo (definito come un “cerchio alla testa”) si concentra prevalentemente a livello degli occhi e delle tempie (regione frontale), oppure è diffuso a tutto il capo; inoltre, è frequentemente bilaterale.
Ma la cefalea di tipo tensivo non è un semplice mal di testa e spesso non si limita al solo dolore o senso di tensione, è anche uno stato di malessere generale che può comportare forte stanchezza, spossatezza, demotivazione, frustrazione, ansia e talvolta rabbia. Il mal di testa può durare anche tutto il giorno (a volte attenuandosi durante il sonno e ripresentandosi al risveglio) con un andamento fluttuante spesso legato direttamente al livello d'ansia o di stress del momento, tale che la persona avverte chiaramente un aumento della tensione muscolare e/o del dolore (dei muscoli cranici, collo, spalle, schiena in combinazioni variabili). Il dolore o il senso di tensione possono essere avvertiti anche sino ai muscoli del trapezio (spalle) e, sovente, ai muscoli mandibolari, temporali e frontali. Per questo è necessario non temporeggiare o sottovalutare il disturbo e agire il più precocemente possibile; regredire dalla condizione cronica è comunque possibile se si intraprende un trattamento che non miri solo alla riduzione temporanea dei sintomi, ma che vada ad incidere profondamente sulle cause psicofisiologiche e comportamentali che lo hanno determinato e che continuano ad alimentarlo. Se non si agisce sulle cause, il disturbo continuerà a manifestarsi e a consolidarsi (o permanere) nella forma cronica.
Cause
Le cause del disturbo non sono del tutto note, ma la maggior parte degli specialisti è concorde nel ritenere che questa forma di mal di testa dipenda da un'involontaria e continua contrazione dei muscoli della nuca, della fronte, delle tempie, del collo e delle spalle, associata a condizioni di affaticamento e tensione. Inoltre, occorre considerare che i soggetti che stanno attraversando un periodo di esaurimento psicofisico hanno una soglia del dolore più bassa rispetto alla media, a causa della diminuzione del livello delle endorfine. Se il livello di tali sostanze è basso, anche una semplice contrattura muscolare può essere avvertita in maniera più dolorosa e intensa.
Fattori scatenanti
Per gestire adeguatamente questa forma di mal di testa, è necessario identificare e trattare i potenziali fattori scatenanti, ovvero: turbamento nervoso, stress, disfunzione dell'articolazione temporo-mandibolare, astenopia (stanchezza visiva), cervicalgia, posture viziate che favoriscono la continua tensione dei muscoli del collo, abuso di farmaci (per il mal di testa) che causano assuefazione, squilibri ormonali, alterazioni del ritmo sonno-veglia, disidratazione, carenza di attività fisica, luce del sole, rumori, odori, astinenza da caffeina, strabismo, alimentazione (l'aver mangiato troppo o l'aver digiunato troppo a lungo; alcool e stimolanti: caffeina, nicotina); parlare troppo a lungo; gesticolare molto con le braccia; dormire troppo a lungo; movimenti scorretti. All'origine di questa forma di cefalea, comunque, potrebbero esserci anche cause più strettamente neurologiche, come alterazioni dei centri cerebrali che controllano la percezione del dolore e la tolleranza allo stress. Il disturbo può essere correlato anche alla depressione o all'ansia.
Trattamento
La cefalea tensiva in genere non rappresenta un pericolo, ma l’impatto che può avere sulla qualità di vita è rilevante ed è quindi importante affrontarla nel modo corretto. Attraverso una combinazione di attenzioni ad uno stile di vita più salutare, qualche rimedio naturale e un razionale utilizzo di farmaci antidolorifici è possibile gestire efficacemente il problema. Per la maggior parte delle forme tensive da lievi a moderate, si utilizzano analgesici e antinfiammatori non steroidei che consentono di contrastare il dolore e fornire sollievo (anche se solo temporaneo). In alcuni casi, il medico può indicare l'uso di farmaci miorilassanti, che diminuiscono la contrazione muscolare o, nel caso in cui questa forma di mal di testa fosse associata ad eventi particolarmente stressanti, ansia e umore depresso, può prescrivere degli ansiolitici o antidepressivi (per ridurne la frequenza e la gravità), specialmente qualora si manifestino con mal di testa frequenti o cronici che non sono alleviati da altri trattamenti. Tra le terapie complementari possono essere d'aiuto gli interventi comportamentali e psicologici (es. terapia cognitivo-comportamentale e tecniche di gestione dello stress), il biofeedback, che induce il rilassamento dei muscoli attraverso l'uso di elettrodi, la massoterapia, tecnica manuale che può aiutare a ridurre le tensioni muscolari, lo yoga, così come qualsiasi altra tecnica di rilassamento (training autogeno, esercizio isometrico, etc.), hanno dimostrato di essere efficace nelle cefalee tensive. L’elettroterapia (rilassamento muscolare e stimolazione rilascio di endorfine) e la fisioterapia (correzione postura, mobilizzazione, manipolazioni spinali, massaggi) sono pure efficaci.
Consigli pratici
La prevenzione della cefalea tensiva o la riduzione della frequenza degli attacchi è possibile adottando uno stile di vita sano e rispettando alcune norme di comportamento:
L’autostima è la percezione che abbiamo del nostro valore personale e delle nostre risorse interne. Essenzialmente, è la capacità che un individuo ha di amare, apprezzare, accettare e rispettare se stesso, di prendersi cura di sé, di soddisfare adeguatamente le proprie esigenze e vivere in armonia con i propri valori. Migliore è questa capacità più è alta la probabilità di successo e di autorealizzazione. L’autostima è una sorta di dialogo interno, consapevole o meno, che influenza le nostre scelte e il modo in cui organizziamo la nostra vita. È il pensiero che abbiamo di noi stessi e la fiducia che riponiamo nel nostro valore e nelle nostre capacità. Un buon livello di autostima influisce fortemente sulla nostra personalità e sulle nostre relazioni, ci fa sentire bene con noi stessi e soddisfatti per il nostro modo di essere; determina i risultati che otteniamo, in termini di successo e di soddisfazione personale. In realtà, da questa dipende in gran parte tutto il nostro benessere e la nostra autorealizzazione. Una visione negativa di noi stessi si ripercuote sui nostri comportamenti e sul nostro stile di vita, determinando un drastico calo della nostra autostima e, di conseguenza, ci aspettiamo di essere calpestati e disprezzati dagli altri aprendo la strada all’essere vittime e aspettandoci il peggio. E quando formuliamo questi pensieri, siamo noi stessi ad attirare il peggio e di solito lo otteniamo. Così diveniamo gradualmente remissivi o tiranni e riteniamo che gli altri siano responsabili delle nostre azioni. Insomma, l’autostima è la leva più potente per la riuscita personale, influisce sul nostro comportamento e sul nostro modo di affrontare le varie sfide della vita, di sentirci più efficienti e produttivi. Quanto più la nostra autostima è buona, tanto più saremo sicuri di noi stessi e saremo in grado di affrontare nuove sfide. Mantenere un buon livello di autostima è fondamentale per vivere una vita felice e appagante. L’autostima non è una caratteristica innata e neanche una condizione permanente, è una condizione mutevole e flessibile che si può allenare e potenziare. È una qualità della nostra mente che è già dentro di noi e possiamo sempre migliorarla. Non è uno stato di perfezione ideale, ma un modo di sentirci bene con noi stessi. Se ci osserviamo attentamente, possiamo sorprenderci della quantità di volte in cui ci sentiamo attanagliati dalla paura di sbagliare, di risultare ridicoli e inadeguati. Ogni volta che pensiamo di non essere all’altezza o, quando prima di agire vogliamo essere approvati dagli altri, ci allontaniamo dall’autostima. Troppe volte ci ostiniamo a voler essere in un certo modo per compiacere gli altri e siamo più disposti a credere a una critica che a un apprezzamento. Accrescere l’autostima significa liberarsi da questi condizionamenti e fidarsi maggiormente delle proprie capacità; significa liberarsi dai confronti, dai rimpianti e dal senso di colpa. Per accrescerla dobbiamo metterci in contatto con noi stessi e acquisire confidenza con il nostro spazio interiore. E’ un viaggio dentro di noi, nella nostra identità! Soltanto così potremo sentirci bene. La strada può sembrare lunga e faticosa, ma in verità, lo sforzo più grande sta nell’iniziare. Quando sarai partito, un passo alla volta, la meta diventerà sempre più vicina.
Il compito dello psicologo è quello di saper entrare in contatto con le persone per portarle ad aumentare il loro benessere. La modalità di comunicare cambia costantemente e, con essa, anche il modo in cui si entra in relazione. Le persone, infatti, fanno sempre più uso di strumenti tecnologici, i quali hanno cambiato i tempi, le modalità e la qualità della vita e, di conseguenza, le spazialità e le temporalità comunicative e relazionali tra gli individui. Tale mutamento ha senz'altro creato nuovi modi di comunicare anche tra l'utente e lo psicologo. Internet è in grado di mettere immediatamente in contatto la persona sofferente con lo psicologo superando barriere spaziali, temporali, emotive, psicologiche, familiari, sociali, ecc. Dunque anche su Internet vi può essere la possibilità di dialogo ed ascolto delle emozioni, la conoscenza e l'espressione dei pensieri e delle fantasie e, l'analisi dei desideri e dei conflitti alla base di un disturbo psicologico. Con un confronto online si può agevolare lo sblocco di disagi personali di natura psichica anche attraverso la consapevolezza delle proprie emozioni, dei propri pensieri, comportamenti e di quelli altrui. In tal modo vi è una prima importante messa a fuoco circa la propria situazione psicologica. La consulenza psicologica Online, può divenire una grande occasione per le persone che desiderano un consulto in tempi brevi e senza l'impatto interpersonale diretto con il terapeuta, vi è inoltre un certo risparmio economico non essendoci il bisogno di prendere particolari permessi dal lavoro e di usare mezzi di trasporto e parcheggi, garantendo comunque sempre il rispetto della riservatezza dei dati personali e delle informazioni rilasciate.
Quali sono i vantaggi della consulenza psicologica online?
1. rappresenta un supporto più immediato;
2. è conveniente e poco costosa in quanto vi è una riduzione dei tempi e dei costi;
3. è utile come primo step per testare gli interventi e decidere eventualmente di proseguire con una terapia on-line o vis to vis (faccia a faccia);
4. è un servizio che rimane sempre a disposizione anche del paziente impossibilitato a muoversi da casa;
5. è utile come approccio preventivo, per informare e sensibilizzare le persone a ridurre difficoltà e problemi;
6. la “presenza virtuale” favorisce l’espressione delle proprie problematiche diminuendo la resistenza.
Come funziona?
Una seduta via skype inizia solitamente con una mail, attraverso la quale si fissa un appuntamento online. Nel primo incontro si cerca di analizzare la domanda portata dal cliente e mettere a fuoco a quale bisogno occorre dare una risposta; inoltre, si decide se il proseguo della consultazione possa venire online o meno, perché a volte le problematiche sono troppo delicate per trattarle a distanza e pertanto è necessario un contatto ravvicinato.